sabato 15 novembre 2014

Capitolo 4



Lorenzo era seduto al tavolo della mensa con i colleghi, gustando il caffè migliore del loro turno, come solo Salvatore sapeva preparare.
«Oggi ti sei superato, guarda quanta crema nella tazzina!» Esclamò sbalordito Fabio.
«Ragazzi, nemmeno al bar lo fanno così buono, il segreto è quello di mettere lo zucchero in un bicchierino a parte e scuoterlo insieme al primo caffè che sgorga dalla macchinetta, il più denso.» Se ne vantò Salvatore come se fosse il grande chef di una delle tante trasmissioni sulla cucina che imperversavano in televisione. Il suo caffè, in effetti, era gustosissimo ed era sempre il modo migliore per terminare un buon pranzo. Quel giorno, inoltre, era davvero ispirato e aveva preparato un primo da gourmet: tagliatelle tirate a mano con salsicce e funghi porcini, che era valso anche come secondo. Dopo, avevano gustato una deliziosa macedonia di frutta fresca tagliata a grossi pezzettoni e, infine, una crostata di fragole che Fabio aveva fatto preparare dalla madre per festeggiare l’acquisto della sua nuova auto. I colleghi, infatti, sfruttavano ogni occasione e ogni minima ricorrenza per gustare le dolci creazioni della signora, famosa per essere un’ottima pasticciera.
Si sistemarono sul divano, di fronte al loro quarantadue pollici ultrapiatto per vedere un buon film insieme. Salvatore, con il telecomando, prese a scorrere uno dopo l’altro i canali disponibili con Sky, quando il telefono della caserma squillò.
«Dai Lorenzo. Rispondi tu.»
Lorenzo sistemò il suo ciuffo corto, anche se sempre in perfetto ordine, e puntellandosi con le mani si alzò dal divano per recuperare il cordless.
«Pronto, distaccamento Vigili del Fuoco Firenze Ovest.»
«Qui è la sala operativa, dovete uscire per un’apertura porta in Via Montebello. Nessun pericolo per i residenti.»
«Va bene, partiamo subito.»
Appena udirono le sue parole, i colleghi con un sorso veloce finirono il loro caffè. Qualcuno pensò bene di bere anche quello ancora caldo rimasto nella caffettiera.
«Senza un bel caffè non si va da nessuna parte, giusto?» Disse Franco ai suoi uomini. Era lui il capo squadra della 2B Firenze Ovest. Un uomo sulla cinquantina con un caratteristico baffo brizzolato e con un’anzianità  di servizio di oltre trent’anni.
Lorenzo, seguito dal restante del gruppo, scese di corsa le scale diretto al garage. Si caricò la borsa d’intervento sulle spalle, completa di casco e divisa antifiamma, e saltò sull’autopompa Stralis, che nel frattempo Paolo, l’autista, aveva messo in moto.
«Capo, attacco la sirena?» Chiese Paolo al capo squadra al suo fianco.
«Non è un’urgenza.» Rispose Franco. «Vai con calma.»
Paolo proseguì fuori dal distaccamento verso il luogo dell’intervento. Seduti dietro, accanto a Lorenzo, c’erano due colleghi del turno C: Fabio, ragazzo robusto amante del Calcio Storico Fiorentino e Salvatore, da poco divorziato con la moglie. All’interno della squadra, dopo innumerevoli interventi e pericoli superati insieme, si era creato un forte affiatamento. Erano diventati veri fratelli, pronti a guardarsi le spalle l’un l’altro.
Lorenzo, lungo il tragitto, si perse nei suoi pensieri. “Nonno, oggi si inizia con qualcosa di leggero.”
Pensava spesso a suo nonno, vigile del fuoco prima di lui, a cui era stato molto legato. Da piccolo rimaneva ore ad ascoltarlo, rapito dai racconti delle sue mille avventure. Era il suo punto di riferimento, il suo eroe, a differenza del padre, chiuso sempre nel suo ufficio, preso esclusivamente dai suoi progetti ingegneristici.
Il nonno gli aveva insegnato ad apprezzare la vita in tutte le sue sfumature e a riconoscerne il bello. Mentre il padre era impegnato con i suoi pilastri di calcestruzzo, lui, da tempo in pensione, lo portava a fare lunghe passeggiate in giro per il parco, dove poteva correre e giocare in libertà.
Durante questi momenti passati insieme, il nonno non perdeva l’occasione di parlargli dei suoi tanti interessi, delle sue passioni e dei suoi svariati hobby. Nelle loro frequenti visite agli Uffizi, gli narrava aneddoti sulla vita dei grandi artisti, e gli descriveva il significato e la maestria di ogni opera che incrociavano. Infine, si divertivano ad ascoltare in silenzio ciò che i dipinti avevano da comunicare.
«Nonno, ma io non sento nulla.» Gli disse un giorno Lorenzo un po’ seccato.
«Perché non fai silenzio nella tua testa. Apri e svuota la mente. Sentirai i cavalli che galoppano e le spade che si scontrano.»
Lorenzo tornò a fissare il quadro e a concentrarsi. «Nonno, ho sentito un rumore strano. Ma i cavalli le fanno le puzzette?»
«Certo che le fanno e pure belle rumorose.» Rise e accarezzò i capelli al suo piccolo nipote.
Oramai, il nonno era morto, ma con la gioia nel cuore di vederlo vestire la divisa del vigile del fuoco e ripercorrere così i suoi passi. Qualsiasi cosa Lorenzo facesse, lavoro, volontariato, viaggi e hobby, il nonno continuava a vivere in lui. In ogni momento della sua vita, portava sempre con onore e orgoglio il suo nome.
L’improvviso stridio dei freni lo distolse dai suoi piacevoli ricordi. Erano appena arrivati sul posto. Il capo squadra e i suoi tre uomini scesero dallo Stralis.
«Paolo tu aspettaci qui…» Disse Franco all’autista.
«…e parcheggia un po’ meglio!» Finirono i colleghi.
«E voi pensate a fare il vostro lavoro che al mio ci penso io!» Rispose Paolo a tono.
Il capo squadra si avvicinò al condominio interessato, ma non trovò nessuno ad aspettarli. «Lorenzo, contatta la sala operativa. Ci serve il nome del richiedente.»
«Sala operativa Firenze da 2B.» Chiamò Lorenzo alla radio portatile.
«Si avanti 2B, la sala operativa è in ascolto.»
«Al condominio indicato non c’è nessuno. Chi è il richiedente?»
«Si tratta della signora Marchetti, secondo piano.»
«Ok, ricevuto.» Terminò.
«Lorenzo noi tre saliamo, tu aspettaci giù.» Dispose Franco.
Una signora al pianterreno aprì loro il portone del palazzo. I suoi colleghi salirono sopra, invece Lorenzo rimase ad aspettare nell’androne del palazzo. Da lì riusciva a sentire i colleghi che si scambiavano delle risate e due voci femminili e alterate che si scontravano.
 «La mia amica ha chiuso la porta, lasciando le chiavi all’interno dell’appartamento.» Le grida provenivano dal secondo piano. «E ora non possiamo più entrare.»
“Nervosetta la tipa.” Pensò divertito.
«Lorenzo mi senti?» Chiamò Fabio per radio.
«Sì, ti sento.»
«Sali un attimo, codice sessantanove.»
«Arrivo!»
“Speriamo sia carina questa volta”. Il codice sessantanove indicava la presenza di ragazze sul posto. In questi casi, i colleghi facevano spazio all’unico scapolo della squadra: lui. Salì di corsa al secondo piano, per raggiungere i colleghi.
Arrivato sul pianerottolo, riconobbe subito Sofia. «Ah, così sei tu la signora Marchetti!» Esclamò sorridendole.
«No, sono io la signorina Marchetti.» Rispose Michela, sottolineando “signorina”.
«E che ci fai tu qui?» Esclamò Sofia stupita di vedere il giovane dottore moro del parco vestito da pompiere.
«Sono venuto a salvarti di nuovo.»
«E così sei un vigile del fuoco! Io che pensavo fossi un dottore.»
«Un dottore? Lorenzo?» Fabio rise molto divertito.
«Vedo che hai ancora il piede fasciato.» Notò Lorenzo. «E che hai fatto pure le radiografie.» Strappò dalle mani di Sofia la busta della clinica, la aprì e tirò fuori la lastra della caviglia. La mise contro luce e con fare da dottore disse: «Mi sembra che la caviglia della nostra paziente sia in ottime condizioni, signorina lei ha bisogno soltanto di un po’ di riposo. Tra un paio di settimane potrà riprendere gli allenamenti per le Olimpiadi.»
Dopo aver osservato la radiografia, la piegò in due.
«Che combini?» Urlò Sofia, non spiegandosi il gesto di Lorenzo.
«Vuoi entrare in casa o vuoi passare tutta la serata qui fuori?»
«Sì, ma…» Balbettò Sofia.
«…allora lasciaci lavorare. Vieni Fabio.» Lorenzo chiamò il collega in suo aiuto.
Si abbassò vicino alla porta e infilò la lastra piegata lungo il battente laterale, partendo dal basso. La fece scivolare fino all’altezza della serratura. Mentre Fabio afferrava il pomello della porta con le mani per scuoterla, Lorenzo spinse la lastra all’interno e la porta si aprì come per magia.
Le due ragazze rimasero a bocca aperta, meravigliate per la velocità con la quale il vigile del fuoco aveva risolto il loro problema.
«Prego signorine.» Disse Lorenzo con un sorrisetto ironico ma gentile. Poi, guardò Sofia dritto negli occhi. “Ora si che l’ho colpita.” Pensò soddisfatto.
«Come hai fatto?»
«Non devi ringraziare me, ringrazia la tua caviglia.» Disse Lorenzo, consegnandole la radiografia ormai rovinata dall’uso improprio.
«Dai entriamo!» Disse Michela trascinando Sofia dentro, prima che le uscisse da bocca qualcosa di indelicato. «Siete stati gentilissimi, possiamo offrirvi qualcosa da bere?»
«No grazie, mi occorrerebbero soltanto i documenti della signorina Sofia.» Disse Lorenzo entrando nell’appartamento.
«A cosa ti servono?» Gli chiese Sofia sospettosa. «Sei troppo curioso per essere un vigile del fuoco.»
«Per la registrazione dell’intervento. Ho bisogno dei tuoi dati personali. Non vorrai mica disubbidire a un agente di polizia giudiziaria?»
«Eri più simpatico da dottore.» Sofia posò la borsa sul tavolo, la aprì e cominciò a scavarci dentro. Prese due biglietti dalla tasca laterale e li esaminò con aria perplessa.
Lorenzo subito li notò. «Vedo che ti piace il rugby, volevi forse invitarmi alla partita?»
«No… in realtà sono per me e la mia amica.» Mentì Sofia. «Siamo grandi appassionate.»
«Un po’ strano per due fanciulle così indifese.»
«Non siamo così dolci come credi.» Disse continuando a svuotare la borsa.
Alla fine, trovò il portafoglio e consegnò la carta d’identità a Lorenzo.
«Allora. Signorina Sofia Esposito, nata a Napoli. Capelli: neri. Occhi: neri. Segni particolari: particolarmente bella.» Aggiunse lui.
Sofia arrossì in viso e calò il volto per non farglielo notare.
«Ok. Sembra tutto regolare.» Le riconsegnò la carta d’identità. «Vivete da sole in casa?» Chiese guardandosi intorno.
«Sì, siamo arrivate da pochi giorni.»
«Ecco spiegato il disordine.»
«Vorresti darci una mano anche con i pacchi? Visto che sei così gentile.» Lo provocò Sofia.
«Solo se accetti di bere qualcosa insieme stasera.»
Mentre stava per dargli una risposta, riecheggiò la radio portatile. «2B da sala operativa.» 
“Non adesso.”  
«Si avanti sala operativa, la 2B è in ascolto.» Rispose Franco.
«Vi dovete spostare subito in Via delle Porte Nuove per un incendio appartamento. Ci sono due civili bloccati all’interno. L’autoscala vi raggiungerà sul posto.» Comandò la sala operativa.
«Ok ricevuto, partiamo subito.» Terminò Franco.
«Dobbiamo andare. Ci si rivede.» Lorenzo la salutò, dispiaciuto di aver perso una buona occasione.
«Chissà.» Rispose lei alzando le spalle.
I vigili si scagliarono fuori dall’appartamento. «Paolo hai sentito la radio?» Chiamò Franco scendendo di corsa le scale.
«Sì, affermativo. Sono pronto.» Rispose Paolo dallo Stralis.
«Allora attacca la sirena, ora si fa sul serio!»

1 commento:

  1. Adesso sto in pensiero per i 2 pompieri intrappolati nell'incendio…..

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